Saltana Revista de literatura i traducció A Journal of Literature & Translation Revista de literatura y traducción Introducción
Belfegor, p. 2
LA FÁBULA DE BELFEGOR ARCHIDIABLO
Traducción de Celia Filipetto
A Esther Benítez y Miguel Ángel Granada,
por su inestimable ayuda
1  Leggesi nelle antiche memorie delle fiorentine cose come già s'intese, per relatione, di alcuno sanctissimo huomo, la cui vita, apresso qualunque in quelli tempi viveva, era celebrata, che, standosi abstracto nelle sue orazioni, vide mediante quelle come, andando infinite anime di quelli miseri mortali, che nella disgratia di Dio morivano, all'inferno, tucte o la maggior parte si dolevono, non per altro, che per havere preso moglie essersi a tanta infelicità condotte. Donde che Minos et Radamanto insieme con gli altri infernali giudici ne havevano maravigla grandissima. Et, non potendo credere, queste calunnie, che costoro al sexo femmineo davano, essere vere, et crescendo ogni giorno le querele, et havendo di tutto facto a Plutone conveniente rapporto, fu deliberato per lui di havere sopra questo caso con tucti gl'infernali principi maturo examine, et piglarne dipoi quel partito che fussi giudicato miglore per scoprire questa fallacia, o conoscerne in tutto la verità. Chiamatogli adunque a concilio, parlò Plutone in questa sentenza: «Anchora che io, dilettissimi miei, per celeste dispositione et fatale sorte al tutto inrevocabile possegga questo regno, et che per questo io non possa essere obligato ad alcuno iudicio o celeste o mondano, nondimeno, perché gli è maggiore prudenza di quelli che possono più, sottomettersi più alle leggi et più stimare l'altrui iuditio, ho deliberato essere consiglato da voi come, in uno caso, il quale potrebbe seguire con qualche infamia del nostro imperio, io mi debba governare. Perché, dicendo tucte l'anime degli huomini, che vengono nel nostro regno, esserne stato cagione la moglie, et parendoci questo impossibile, dubitiamo che, dando iuditio sopra questa relatione, ne possiamo essere calunniati come troppo creduli, et, non ne dando, come manco severi et poco amatori della iustitia. Et perché l'uno peccato è da huomini leggieri, et l'altro da ingiusti, et volendo fuggire quegli carichi, che da l'uno et l'altro potrebbono dependere, et non trovandone il modo, vi habbiamo chiamati, acciò che, consiglandone, ci aiutiate et siate cagione che questo regno, come per lo passato è vivuto sanza infamia, così per lo advenire viva.

2  Parve a ciascheduno di quegli princìpi il caso importantissimo et di molta consideratione; et, concludendo tucti come egli era necessario scoprirne la verità, erano discrepanti del modo Perché, a chi pareva che si mandassi uno, a chi più nel mondo, che sotto forma di huomo conoscessi personalmente questo vero; a molti altri occorreva potersi fare sanza tanto disagio, costringendo varie anime con varii tormenti a scoprirlo. Pure, la maggior parte consiglando che si mandassi, s'indirizorno a questa opinione. Et non si trovando alcuno, che voluntariamente prehendessi questa impresa, deliberorno che la sorte fussi quella che lo dichiarassi. La quale cadde sopra Belfagor arcidiavolo, ma per lo adietro, avanti che cadessi di cielo, arcangelo. Il quale, anchora che male volentieri piglassi questo carico, nondimeno, constretto da lo imperio di Plutone, si dispose a seguire quanto nel concilio si era determinato, et si obligò a quelle conditioni che infra loro solennemente erano state deliberate. Le quali erano: che subito a colui che fussi a questa commissione deputato fussino consegnati centomila ducati, con i quali doveva venire nel mondo, et sotto forma di huomo prender moglie et con quella vivere dieci anni, et dipoi, fingendo di morire, tornarsene, et per esperienza fare fede a i suoi superiori quali sieno i carichi et le incommodità del matrimonio. Dichiarossi anchora che durante detto tempo ei fussi sottoposto a tucti quegli disagi et mali, che sono sottoposti gli huomini et che si tira drietro la povertà, le carcere, la malattia et ogni altro infortunio nel quale gli huomini incorrono, excepto se con inganno o astuzia se ne liberassi.

3  Presa adunque Belfagor la condizione et i danari, ne venne nel mondo; et ordinato di sua masnade cavagli et compagni, entrò in Firenze honoratissimamente; la quale città innanzi a tucte l'altre elesse per suo domicilio, come quella che gli pareva più atta a sopportare chi con arte usurarie exercitassi i suoi danari [...] Et, factosi chiamare Roderigo di Castigla, prese una casa a ficto nel Borgo d'Ognisanti; et perché non si potessino rinvenire le sue conditioni, dixe essersi da piccolo partito di Spagna et itone in Soria et havere in Aleppe guadagnato tucte le sue facultà; donde s'era poi partito per venire in Italia a prehender donna in luoghi più humani et alla vita civile et allo animo suo più conformi. Era Roderigo bellissimo huomo et monstrava una età di trenta anni; et havendo in pochi giorni dimostro di quante richeze abundassi et dando essempli di sé di essere umano et liberale, molti nobili cittadini, che havevano assai figlole et pochi danari, se gli offerivano. Intra le quali tucte Roderigo scelse una bellissima fanciulla chiamata Onesta, figluola di Amerigo Donati, il quale ne aveva tre altre insieme con tre figluoli maschi tucti huomini, et quelle erano quasi che da marito; et benché fussi d'una nobilissima famigla et di lui fussi in Firenze tenuto buono conto, nondimanco era, rispetto alla brigata havea et alla nobilità, poverissimo. Fecie Roderigo magnifiche et splendidissime noze, né lasciò indietro alcuna di quelle cose, che in simili feste si desiderano. Et essendo, per la legge che gli era stata data nello uscire d'inferno, sottoposto a tucte le passioni humane, subito cominciò a piglare piacere degli honori et delle pompe del mondo et havere caro di essere laudato intra gli huomini, il che gli arrecava spesa non piccola. Oltr'a di questo non fu dimorato molto con la sua mona Onesta, che se ne innamorò fuori di misura, né poteva vivere qualunque volta la vedeva stare trista et havere alcuno dispiacere. Haveva mona Onesta portato in casa di Roderigo, insieme con la nobilità et con la belleza, tanta superbia che non ne ebbe mai tanta Lucifero; et Roderigo, che aveva provata l'una et l'altra, giudicava quella della moglie superiore; ma diventò di lunga maggiore, come prima quella si accorse dello amore che il marito le portava; et parendole poterlo da ogni parte signoreggiare, sanza alcuna piatà o rispetto lo comandava, né dubitava, quando da lui alcuna cosa gli era negata, con parole villane et iniuriose morderlo: il che era a Roderigo cagione di inestimabile noia.

4  Pur nondimeno il suocero, i frategli, il parentado, l'obligo del matrimonio et, sopratutto, il grande amore le portava gli faceva havere pazienza. Io voglo lasciare ire le grande spese, che, per contentarla, faceva in vestirla di nuove usanze et contentarla di nuove fogge, che continuamente la nostra città per sua naturale consuetudine varia; ché fu necessitato, volendo stare in pace con lei, aiutare al suocero maritare l'altre sue figluole: dove spese grossa somma di danari. Dopo questo, volendo havere bene con quella, gli convenne mandare uno de' frategli in Levante con panni, un altro in Ponemte con drappi, all'altro aprire uno battiloro in Firenze: nelle quali cose dispensò la maggiore parte delle sue fortune. Oltre a di questo, ne' tempi de' carnasciali et de' San Giovanni, quando tutta la città per antica consuetudine festeggia et che molti cittadini nobili et richi con splendidissimi conviti si honorono, per non essere mona Onesta all'altre donne inferiore, voleva che il suo Roderigo con simili feste tucti gli altri superassi. Le quali cose tucte erano da lui per le sopradette cagioni sopportate; né gli sarebbono, anchora che gravissime, parute gravi a farle, se da questo ne fussi nata la quiete della casa sua et s'egli havessi potuto pacificamente aspettare i tempi della sua rovina. Ma gl'interveniva l'opposito, perché con le insopportabili spese, la insolente natura di lei infinite incommodità gli arrecava; et non erano in casa sua né servi né serventi che, nonché molto tempo, ma brevissimi giorni la potessino sopportare; donde ne nascevano a Roderigo disagi gravissimi per non potere tenere servo fidato che havessi amore alle cose sua; et, nonché altri, quegli diavoli, i quali in persona di famigli haveva condotti seco, più tosto elessono di tornarsene in inferno a stare nel fuoco, che vivere nel mondo sotto lo imperio di quella.
1  Léese en las antiguas memorias de las florentinas cosas que antaño se contaba de un santísimo hombre, cuya vida era digna de alabanza según cuantos en aquellos tiempos vivían, el cual, estando abstraído en sus oraciones, vio en ellas cómo las infinitas almas de los míseros mortales que morían en desgracia de Dios iban a parar al infierno, y todas o la mayor parte se quejaban, si no de otra cosa, de que habíanse condenado a las penas infernales por haber tomado esposa. De lo cual Minos y Radamantis junto con los demás jueces infernales se maravillaron grandemente. Y, no pudiendo dar por ciertas estas calumnias que aquellos vertían sobre el sexo femenino, y siendo así que día tras día crecían las quejas, y habiendo de todo ello transmitido a Plutón el informe conveniente, se decidió realizar un maduro examen del caso con todos los príncipes infernales y tomar luego el partido que se  juzgase mejor para descubrir esta falacia o conocer por entero la verdad. Convocados en consejo, habló Plutón de esta guisa: «A pesar de que, mis dilectos amigos, por celestial disposición y fatal suerte del todo irrevocable posea este reino, sin que por ende pueda estar obligado a ningún juicio ni celestial ni mundano, no obstante, pues es prudencia suprema en quienes más pueden someterse más a las leyes y más estimar el ajeno juicio, he decidido solicitar vuestro consejo sobre cómo gobernarme en un caso que podría causar el descrédito de nuestro imperio. Pues diciendo todas las almas de los hombres que a nuestro reino vienen que la causa han sido sus esposas y pareciéndonos esto imposible, tememos que emitiendo juicio sobre este cuento podamos ser calumniados por demasiado crédulos y, no emitiéndolo, como menos severos y poco amantes de la justicia. Y puesto que lo uno es pecado de hombres ligeros y lo otro de injustos, y queriendo huir de esos cargos, que de lo uno y lo otro podrían desprenderse, y no encontrando el modo, os hemos llamado para que, aconsejándonos, nos ayudéis y seáis motivo de que este reino, que en el pasado vivió sin descrédito, pueda en el futuro seguir viviendo del mismo modo».

2  A cada uno de aquellos príncipes el caso le pareció importantísimo y de mucha consideración mas, aun concluyendo todos como él que era menester descubrir la verdad, discrepaban en el modo. Pues el uno juzgaba que era preciso mandar al mundo a alguien que, bajo forma de hombre, conociera personalmente esta verdad, y el otro que a varios; a otros más ocurríaseles que cabía hacerlo sin tanta incomodidad, obligando a diversas almas a confesarlo con variados tormentos. Y como la mayor parte aconsejó que se mandara, se inclinaron por esta opinión. Y, no encontrando a ninguno que voluntariamente quisiera acometer tal empresa, decidieron echarlo a suerte. La cual recayó en Belfegor, archidiablo, pero anteriormente, antes de su caída del cielo,  arcángel. El cual, aunque de mala gana, aceptó a pesar de todo el encargo constreñido por el imperio de Plutón, se dispuso a seguir cuanto decidiera el consejo y se obligó a obedecer las condiciones que habían solemnemente acordado. Las cuales eran: que de inmediato a aquel a quien se le encargase la misión le fueran entregados cien mil ducados con los que debía ir al mundo y bajo la forma de hombre tomar esposa y con ella vivir diez años, y después, fingiendo morir, regresar, y por experiencia dar fe ante sus superiores de cuáles eran las cargas y las incomodidades del matrimonio. Declaróse, además, que durante dicho tiempo se viera sometido a todas las molestias y males a que están sujetos los mortales y que son la pobreza, la cárcel, la enfermedad y cualquier otro infortunio en que incurren los hombres, excepto que con engaño o astucia pudiera liberarse.

3  Tomó así Belfegor la condición y el dinero y con ellos vino al mundo, y acompañado de su mesnada, con gente a caballo y criados, entró con muchos honores en Florencia, ciudad que eligió entre todas las demás como domicilio, porque le parecía más apta para soportar a quien con artes usureras trabajara sus dineros [...]. Y tras hacerse llamar Rodrigo de Castilla, tomó casa en alquiler en el Borgo d'Ognisanti; y para que no pudiera conocerse su condición, dijo haber partido de pequeño de España para marchar a Soria y haber ganado en Alepo toda su hacienda, de donde había luego partido para ir a Italia a tomar esposa en lugares más humanos y más conformes a la vida civil y a su intención. Era Rodrigo un hombre hermosísimo que aparentaba unos treinta años, y tras demostrar en pocos días cuántas riquezas poseía y dar ejemplo de ser humano y liberal, muchos nobles ciudadanos que tenían muchas hijas y poco dinero se las ofrecieron. Entre todas escogió Rodrigo a una bellísima muchacha llamada Honesta, hija de Amerigo Donati, el cual tenía otras tres y tres hijos varones ya hombres, y las muchachas eran todas casaderas; y aunque perteneciera a una noble familia y en Florencia se lo tuviera muy en cuenta, debido a a su numerosa prole y a su condición, era pobrísimo. Organizó Rodrigo unas bodas magníficas y espléndidas y no dejó de hacer ninguna de las cosas que en tales fiestas se desean. Y como por la ley que le había sido concedida al salir del infierno, estaba sometido a todas las pasiones humanas, no tardó en tomarle gusto a los honores y las pompas del mundo y en resultarle grato el ser elogiado entre los hombres, lo cual le suponía unos gastos considerables. Al cabo de no mucho tiempo de vivir con su señora Honesta enamoróse de ella sin mesura y no podía soportar cuando la veía triste y disgustada.  Había la señora Honesta llevado a casa de Rodrigo, junto con la nobleza y la belleza, tanta soberbia que ni Lucifer tuvo nunca tanta; y Rodrigo, que había probado la una y la otra, juzgaba la de su esposa superior; mas no tardó en aumentar en cuanto ella se dio cuenta del amor que el marido le profesaba y creyendo poder dominarlo a su antojo, sin piedad ni respeto alguno lo mandaba, y no dudaba, cuando él le negaba algo, en atormentarlo con palabras viles e injuriosas: todo lo cual causaba a Rodrigo un tedio incalculable.

 A pesar del suegro, de los hermanos, de los parientes, las obligaciones del matrimonio, sobre todo, el gran amor que le profesaba hacía que tuviese paciencia. No voy a referirme a los muchos gastos en que incurría para conformarla, vistiéndola según las nuevas usanzas y complaciéndola con las nuevas modas que de continuo nuestra ciudad, con su natural costumbre, varía; y como quería estar en paz con ella viose obligado a ayudar al suegro a casar a sus otras hijas, para lo cual tuvo que emplear grandes sumas de dinero. Tras esto, y queriendo estar a bien con su mujer, le convino mandar a uno de los hermanos a Levante con paños y a otro a Poniente con vestimentas, y a otro abrirle una tienda de orfebre en Florencia: en estas cosas dilapidó la mayor parte de su fortuna. Además de esto, en la época de carnaval y San Juan, cuando toda la ciudad por antigua costumbre festeja y muchos ciudadanos nobles y ricos con espléndidos convites se honran, quiso la señora Honesta, por no ser inferior a las otras mujeres, quiso que su Rodrigo superase a todos con similares fiestas. Estas cosas todas soportaba él por los motivos antes citados, y aunque gravosísimas no le habría parecido gravoso hacerlas si de ellas hubiera nacido la paz en su casa y él hubiera podido esperar tranquilamente los tiempos de su ruina. Mas le ocurría lo opuesto, porque además de los insoportables gastos, la naturaleza insolente de ella le acarreaba infinitas incomodidades y en su casa no había servidores ni sirvientes que, al cabo de no mucho tiempo, tras brevísimos días, lograsen soportarla, todo lo cual le producía a Rodrigo graves molestias por no poder tener un siervo de confianza que cuidara con amor de sus cosas, y antes que nadie, aquellos mismos diablos que bajo forma de criados se había llevado consigo, más bien eligieron volverse al infierno y estar entre las brasas que vivir en el mundo bajo el imperio de aquélla.
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